lunedì 24 ottobre 2011

Assertività (è ciò che ti necessita se sei stanco di sentirti dire di no e stanco di soccombere)

Assertività (dal latino assérere- affermare, rivendicare, proclamare libero uno -per es. uno schiavo-) è il coraggio di essere se stessi per raggiungere l'eudaimonìa, ovvero la libera e felice realizzazione del proprio essere. Asserisco dunque sono. Sono protagonista attivo perchè rifiuto di essere passivo (aspettando eventuali mani tese ed occasioni favorevoli), preferendo affermare il mio diritto a rivendicare la mia libertà attraverso l'azione.
L'assertività è un requisito molto importante, anzi fondamentale, per star bene anzitutto con se stessi, e, di conseguenza, con gli altri. "Ama il prossimo tuo come ami te stesso" significa per l'appunto: abbi cura di te e rispetta anzitutto te stesso (i tuoi sentimenti, i tuoi desideri, le tue aspirazioni, le tue esigenze..) se vorrai farti amare e rispettare dai tuoi simili a te affettivamente più prossimi, altrimenti sarà difficile che altri ti stiano vicino, in un gratificante rapporto di contiguità, di fiducia, di rispetto, di apprezzamento e di stima, se per primo mancherai tu stesso della necessaria stima di te.
L'assertività è un requisito che si può conquistare perchè nessuno "nasce imparato" .
Ciò premesso, risulta evidente che è necessario anzitutto poter contare su una solida autostima.
La stima di sé (dal lat. aestimare-valutare nella sua duplice accezione di "determinare il valore" ed anche "avere un'opinione su") comporta la capacità di avere un'opinione su se stessi attribuendosi un valore, quindi un giudizio perlopiù positivo. Essa costituisce l'elemento base del sistema immunitario dello spirito, capace di renderci forti abbastanza da far fronte alle asperità, alle sfide, alla fatica e alle insidie della vita, nonchè alla necessità di rialzarsi dopo un qualche inevitabile inciampo.
Per incrementare la stima di sé è necessario conoscersi per accettarsi nei propri requisiti ed anche nei propri limiti (nessuno è perfetto!) e quindi affinare, modificandolo, il proprio rapporto con gli altri in maniera da trovare il giusto punto di equilibrio tra l'affermazione di sé ed il rispetto della libertà altrui.
Come si vede, in questa fatica, è necessario riflettere sul concetto di libertà tenendo presente che "libero è colui il quale, per essere qualcuno, non deve subire né dominare". E' libero chi sa farsi rispettare rispettando a sua volta l'altro.

Dal momento che l'uomo è un animale sociale che, come tale, necessita di "fare i conti" con gli altri, è chiaro che ha bisogno di mantenersi in equilibrio tra il proprio e l'altrui benessere, adoperandosi con coraggio e decisione ma senza sconfinare nel compiacimento egocentrico e senza scivolare, d'altro canto, nella prigione del sentimento di inadeguatezza e inferiorità. Perciò è importante che acquisisca uno stile, nel comportamento e nella comunicazione, che gli faciliti i rapporti interpersonali.
Lo stile assertivo è esattamente ciò che necessita a ciascuno per migliorare la competenza sociale evitando l'eccessiva passività e, nel contempo, l'eccessiva tracotanza e aggressività. Serve anche a combattere i pregiudizi e le generalizzazioni indebite che costituiscono, come tutti sanno, tra i più grossi impedimenti alla reciproca comprensione, al cambiamento e al dialogo.

Tutto sommato l'assertività è un modo di comunicare flessibile, grazie al quale si può affermare il proprio punto di vista senza prevaricare né essere prevaricati; è la capacità di usare qualsiasi contesto relazionale a proprio favore, ottenendo ciò che si vuole e che, beninteso, si sia in diritto di ottenere.

Per il raggiungimento dunque dell'assertività ciò che conta è l'esercizio.

E' possibile frequentare un training di assertività ovvero delle sedute di tecniche comunicative in cui si rendano possibili simulazioni di role-playing utili all'addestramento, capaci di migliorare la personale competenza sociale. Ci si eserciterà su situazioni di vita reale vissuta, interpretando se stessi nel duplice ruolo di chi è poco capace di assertività e di chi invece la padroneggia con disinvoltura. Può essere utile farsi aiutare da uno psicologo per meglio affrontare il cambiamento. Ma è altresì possibile autoesercitarsi.

All'uopo può essere utile seguire una sorta di decalogo:

- è necessario non reprimere il proprio "aspetto desiderante " (ciò che corrisponde alle nostre emozioni e al nostro desiderio) e nemmeno ciò che avremmo voglia di rifiutare. Ricordiamoci che la costante ed eccessiva preoccupazione di conformarci a ciò che crediamo corrisponda al desiderio dell'Altro o a ciò che riteniamo l'Altro si aspetti da noi, genera solo malintesi ed infelicità.
E' meglio esprimere il proprio sentire, a costo di darsi tempo e sospendere il giudizio, fino a che non si siano superati il disagio e l'impasse.

- non si deve temere il confronto (nessuno è perfetto) e non si deve indulgere a giustificarsi a priori; sarebbe un'inutile esercizio di captatio benevolentiae. E' perfettamente lecito esprimere (e possedere) opinioni, gusti, un sistema di valori, personali ancorchè non condivisi. Nel caso ci si senta disapprovati o contraddetti, si dovrebbe aver cura di affermare il proprio punto di vista con garbata fermezza, senza prevaricare l'altro e senza lasciarsi prevaricare.

-è perfettamente ammissibile cambiare opinione cosiccome ammettere un proprio errore; questo in nessun caso ci sminuisce. Anche chiedere un chiarimento o la ripetizione di quanto detto, quando non si sia capito bene, è tutt'altro che un'onta. Si abbia cura di non sottrarsi al dialogo (nel discorso la parola-logos-è sempre, per definizione, fra-dia) solo perchè ci si sente meno competenti del proprio interlocutore; il confronto, quando ciascuno si sforzi di argomentare, è sempre utile.

-nel caso ci si renda conto di essere in errore, conviene ammetterlo ed esprimere il proprio cambiamento di opinione (errare è umano). Nel caso ci si trovi in totale disaccordo è meglio segnaralo cercando di argomentare il proprio diverso punto di vista o le proprie diverse necessità od anche solo il proprio diritto ad avere un pensiero divergente. Non ci si deve sentire in difetto od inadeguati per questo!

- saper ribadire le proprie istanze fino ad esser certi di essere stati ascoltati o compresi corrisponde ad un preciso bisogno di autoaffermazione e autodifesa: ricordatevi che avete diritto alla giusta attenzione, ma dovete voi stessi richiamarla opportunamente su di voi: il vostro pensiero, se non esplicato a parole, non può essere compreso. L'Altro non è la Pizia.

-evitare di farsi calpestare nei propri diritti (il diritto di esprimere il proprio disaccordo, il diritto di cosa fare del proprio corpo, delle proprietà personali, del proprio tempo, dei propri gusti...). Se avete la sensazione che gli altri si approfittino di voi, vi stiano usando o comunque che non vi stiano rispettando, non abbiate timore di reagire e, soprattutto, evitate di cadere vittima di sensi di inadeguatezza o colpa. Spesso, e ciò vale segnatamente per la donna in cui il senso di colpa è spesso inconscio (in quanto veicolato culturalmente da secoli od instillato e rintuzzato da chi creda di avere maggiori diritti di genere), comporta la difficoltà a reagire opportunamente nella paura di offendere l'altro. Se in cuor vostro siete consapevoli di non meritare alcuna critica, alcun rimbrotto, alcun ingiusto addebito, evitate di chiedere scusa solo per smorzare un'eccessiva aggressività nell'altro.

-ricordare che talvolta si può e si deve dire di no, come suggeriva Mario Lodi, esplicitamente e subitaneamente. E' sempre necessario sottrarsi alle altrui manipolazioni. Abbiate cura di evitare di farvi percepire come vittima; nel caso vi troviate al cospetto di persona dominante o violenta non avreste scampo, riuscireste solo ad esacerbarne l'ira e la prevaricazione. Se vi sembrasse che il dialogo risulta impossibile e per questo riteneste opportuno sottrarvene, ricordate che ne avete facoltà. Rivendicate il diritto all'indipendenza, allo spazio di libero movimento, ad essere lasciati soli quando ciò vi sembrasse opportuno.

-nel caso vi sentiate di stare troppo scomodamente "sedendo sul banco dell'imputato", ricordate che potete avvalervi della facoltà di non rispondere. Abbiate cura di accorgervi quando le domande siano implicative o capziose, non cadete nel tranello. Talora a domande inopportune si può rispondere con altra domanda o dribblare (l'arte della retorica insegna). Insomma: non lasciatevi incantonare. Nel caso vi sentiate pressati da richieste irragionevoli, eccessive o poco comprensibili, chiedete chiarimenti, chiedete tempo. Non c'è nulla di disdicevole nel non aver compreso un discorso o nell'aver bisogno di un approfondimento. Ricordate che è lecito anche avere dei segreti e volerli tutelare.

-essere trattati con rispetto e gentilezza è un diritto. Non siete in alcun caso obbligati a rapporti interpersonali con persone scomposte, urlanti, prevaricatrici; in questo caso il dialogo sarebbe, per definizione, impossibile. Abbiate cura di difendere la vostra dignità con determinazione, anche alzando la voce ed imponendovi, soprattutto di fronte ad un interlocutore sopraffattorio e svalutativo (a Roma dicono: quanno ce vo', ce vo' !). Se ne sentite l'esigenza, riprendetevi la parola e riportate l'attenzione su di voi, sul vostro diritto a raccontarvi in prima persona, a perseguire il vostro piacere, la vostra soddisfazione e le vostre ambizioni. Dovrete farlo senza monopolizzare troppo a lungo l'attenzione altrui e senza interrompere brutalmente un discorso altrui già avviato e non concluso, ma potrete nel contempo chiedere o prendervi la parola quando e se l'Altro si stesse da troppo tempo dilungando, da accentratore della scena. Fatevi avanti a segnalare la vostra presenza e, con essa, quella dei vostri diritti.

- nel caso vi venga rivolto un complimento, accettatelo di buon grado. Se corrisponde ad un'osservazione positiva calzante (che in cuor vostro vi sentireste senz'altro di sottoscrivere) evitate di schernirvi tentando di sminuirla e di sminuirvi! Se corrisponde a un merito non potrete che esserne orgogliosi, se corrisponde ad una fortuna (per quanto, in linea di massima, suae quisque fortunae homo faber est) dovrete esserne contenti. Dovrete cercare di essere giudice imparziale e onesto, anche, anzi in primis, con voi stessi. Nei pregi come nei difetti.

- abbiate cura di evitare un tono accusatorio diretto "Tu non... " . Potete avanzare qualunque richiesta con un incipit diverso, che parta dalla considerazione del vostro vissuto, ad esempio: "Mi fa arrabbiare che tu..."o "Non mi piace che tu..."oppure ancora "Io sono esasperato dal tuo modo di fare" . Sono la personalità passiva e quella aggressiva ad esordire sempre con il "Tu". L'assertivo, equidistante dai due, dice "Io", non cade nel tranello della sfida del troppo aggressivo e non infierisce sul troppo debole passivo, né porge il fianco solo per scadente capacità di reazione. L'assertivo rispetta se stesso e l'altro allo stesso modo e si mantiene equilibrato perchè non prova disagio e non è costretto a difendersi in modo eccessivo come chi è accecato dall'ira o paralizzato dalla debolezza.
Cercate di criticare i comportamenti, non la persona.
Non mettetevi troppo sulla difensiva, non giustificatevi troppo, piuttosto cecate di fornire spiegazioni delle vostre ragioni; avanzate le vostre richieste, spiegate esattamente cosa vi aspettate che l'altro faccia per risolvere una situazione di stallo. Fate questo senza forzarlo, tenete conto che dovrete sempre mantenere la consapevolezza che l'altro possa rifiutare o non essere in grado.
Come nelle arti marziali, dovrete non contrastare la forza dell'altro, ma sfruttarla a vostro favore e dirigerla nella direzione più opportuna.
Nel divertente film "Il mio grasso, grosso matrimonio greco" la leader del gruppo di donne riunite intorno alla figura dell'intransigente, rigido capofamiglia Antoni, "sa come prenderlo" e come condurlo verso obbiettivi comuni, sa parlare la lingua di lui per farlo parlare con la lingua di tutti.
Mi viene in mente che la maieutica è un'antica arte nata con Socrate perlappunto in Grecia.
Sarebbe il caso di rispolverarla a cominciare dal nostro privato. Lo volessero fare anche i nostri Governanti e Politici...!