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L'elfa di mia nipote si chiama Chiara |
Nel giro di pochissimi
anni alle vecchie tradizioni natalizie che vedono imperare sopra
tutte Babbo Natale, il buon vecchio dalla lunga barba bianca vestito
di rosso, in molti posti come qui in Romagna, si va sostituendo o
comunque aggiungendo il culto degli Elfi. Questi come è noto sono i
suoi piccoli aiutanti, riconoscibili per le caratteristiche orecchie
a punta sotto al cappello a cono rosso, lungo e stretto. Sono
ammirati ed amati per il particolare carattere bonario e divertente
oltre che l'inesausta vivacità nonostante le loro piccole
dimensioni. A volte pasticcioni, scherzosi sempre, inclini al buon
umore e nel contempo talora dispettosi, un po' come i bambini.
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Chiara ama disegnare |
Credo sia in
atto una sorta di rivoluzione delle tradizioni natalizie che potremmo
definire come il riscatto degli Elfi. Questi piccoli vitalissimi
personaggi magici fino a ieri sono stati marginali in quanto
“sudditi” di Babbo Natale, ma, di recente, sembrano acquisire
sempre maggiore autonomia mano a mano che vanno spodestando
l'indiscusso primato del Vecchio barbuto. Da personaggi subalterni e
infimi, di poco o nessun conto se presi singolarmente in quanto la
loro forza sta nel numero, questi simpatici esseri stanno assumendo
un rilievo maggiore di là come di qua dall'Oceano, sempre più
attenzionati e amati dalla pubblicità ma anche sicuramente dai
bambini. Ancora una volta dall'America va prendendo piede anche qui
in Europa una nuova usanza, una sorta di culto dell'elfo domestico,
questa specie di nume tutelare vive nella cameretta di bambine e
bambini. Abita entro questa un suo piccolo spazio, definito da un
porticina, che originariamente era una mensola, come racconta il
libro Elf on the shelf dal quale ha preso il via la tradizione di cui
sto raccontando. Di qui si diparte ogni fine-giornata, col favore del
buio, per espletare la sua funzione di controllore del bambino o
bambina che affianca. Dovrà infatti verificare che i bimbi siano
davvero meritevoli, riferendone in seguito a Babbo Natale. Il
piccolo, simpatico, impertinenete soggetto è attivo in Italia
durante tutto il periodo natalizio della Vigilia, dal 1 al 24
Dicembre quando finalmente, passata la Festa, risoltosi l'avvento,
alla Vigilia della distribuzione di tutti i doni il giorno di Natale,
attraversando per l'ultima volta la sua porticina magica (foto) dalla
quale ha fatto il suo ingresso, farà ritorno al Polo Nord di dove è
venuto. Notte dopo notte, scorrazzando indisturbato per casa mentre
tutti dormono, talvolta si abbandona a giochi sfrenati e combina
marachelle. Sembra però consapevole della sua natura talora
incontenibile e della sua gioiosità e giocosità sfrenata. Per
questo risarcisce i suoi involontari dispettucci veniali con piccoli
doni a favore del controllato cucciolo umano di casa. E' così che la
mattina ogni bambino può trovare traccia del passaggio dell'Elfo
nella forma di qualcosa fuori posto, di un messaggio o altro, nonché
talvolta in forma di un regalino reperibile vicino al pupazzetto che
lo rappresenta e che si fa ritrovare, nel suo spazio, on the shelf o
altrove, non sempre nel luogo e nella postura in cui lo si era
lasciato la sera precedente. In questa rinnovata tradizione non
abbiamo più il celeberrimo Babbo Natale come elemento magico
centrale ripetto a tutto e a tutti con gli Elfi suoi aiutanti, per
l'appunto quali corollario. Abbiamo invece il piccolo Elfo che
diviene protagonista, in scena per il tempo lungo di quasi un mese.
Nel suo essere visibile in forma di pupazzetto personale l'Elfo è
distinguibile e distinto da ogni altro suo simile ma, nel contempo,
pur risultando apparentemente inanimato in quanto di stoffa, viene
percepito in qualche modo vivente, almeno una volta al giorno, dopo
che al mattino del suo esistere si può meritare la prova. Piccolo
com'è, tiene la scena per quasi tutto il mese di dicembre. Può
essere caratterizzato nel sesso, femmina o maschio a seconda dei
casi, a discrezione di chi lo possiede o di chi lo ha scelto, di come
si è fatto trovare ed è apparso in camera, emozionante epifania
prenatalizia. Nel piccolo spazio domestico che questi occupa, accanto
ad una porticina e a una scaletta, l'Elfo è come una bambola o, se
vogliamo, una marionetta. Può essere vestito e acconciato nonché
adattato a una piccola abitazione o messo a cavallo di un destriero,
al pari di una Barbie. Di giorno quindi è ciò che appare, di notte
invece, e in ciò consiste la sua magia, lontano dagli sguardi si
anima e prende vita.
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Con la sua amica Anna combina malestri |
Disponendo di tutta la necessaria autonomia
delle cose animate si muove indisturbato e sovrano, e allaccia
giochi con animali domestici e altri pupazzi perchè questo rientra
nella sua precipua natura. Potremmo dire che il ruolo dei simpatici
Elfa o Elfo ha quasi soppiantato quello del gentile bonario Vecchio
vestito di rosso con lunga barba bianca e occhiali, assumendo un
simpatico rilievo fino al protagonismo. E' infatti grazie al lungo
lavorìo di questi magici piccoletti con le caratteristiche orecchie
a punta che Babbo Natale saprà se il bimbo sia meritevole e che di
conseguenza deciderà di lasciare o meno i suoi doni. Nello stesso
tempo il bambino avrà modo di vivere a lungo la magia di un rapporto
privilegiato con “il suo” piccolo personaggio, simile al
folletto, che lo conosce bene e che continuamente gli fa pervenire un
feedback in forma di segni, di piccolissimi doni quotidiani e
talvolta di brevi messaggi. C'è qualche Elfo che addirittura scrive
sorprendenti testi in rima baciata! Ciò che incanta e seduce è
proprio lo stretto rapporto tra bambino ed elfo, quasi come fosse un
avatar, in cui ciascuno può identificarsi. Non dimentichiamo poi che
il pupazzino con cui di giorno si può giocare, lo stesso che si può
portare in cartella a scuola a guisa di amico/a o di oggetto
transizionale, che diversamente si può portare con sé quando si
andasse in visita da un coetaneo, ha uno stretto rapporto anche con i
genitori. Saranno questi ultimi infatti a muoverne i fili giorno dopo
giorno, con fantasiosa e affettuosa disponibilità. L' Elfo dunque è
diventato un personaggio dal ruolo tutt'altro che marginale. Piace ai
bambini che in esso si identificano e in esso confidano, piace ai
genitori in quanto tramite per lo stabilirsi di un tanto segreto
quanto stretto legame con il figlio, e consente infine ai genitori di
confrontarsi fra di loro e collaborare con altri genitori. Quando si
esaurisce la fantasia quotidiana si possono .cambiare idee circa,
per es, quali possano essere nuovi minuscoli regalini, quali nuovi
dispettucci si possano inscenare, ecc. E' un tempo dell'attesa
condiviso fra grandi e piccini e, tutto sommato, volendolo, anche fra
genitori, in amicizia e buonumore. Per concludere, direi che questa
nuova liturgia natalizia, una nuova tradizione iniziata da un tempo
relativamente breve e sviluppatasi in alcuni territori più che in
altri che si va imponendo ed estendendo sempre più a macchia di
leopardo, può essere accolta favorevolmente. Personalmente spero
anzi che prenda piede stabilmente e diffusamente, sembrandomi
positiva per le sue caratteristiche di laicità, “democraticità”,
partecipazione e collaborazione. Dopotutto è anche un inno alla
frugalità, non contando tanto il peso specifico del regalo, del
tutto inconsistente, quanto la sorpresa e la corrispondenza al
desiderio di riconoscimento o premio, al di là del suo valore
commerciale. Il fatto poi che garantisca per la durata di venticinque
giorni il rinnovarsi di un piacevole stupore che riempie il tempo
dell'attesa premiando il bimbo se il comportamento sia stato
adeguato, la fa apprezzare particolarmente anche come mezzo
educativo.
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Si diverte con i suoi amici pupazzi |
Mi sembra possa essere uno sprone a vivere con gioia e
levità, ad agire con meraki, direbbero i greci. Meraki, to meraki,
non si può tradurre con un solo vocabolo corrispondente chè in
italiano non esiste, per comprenderne il significato bisogna
utilizzare più d'una frase. Potremmo dire che meraki è un modo di
stare al mondo secondo una filosofia di vita propria, “su misura”,
che risulti appagante. E' agire sostenuti dalla passione esercitando
la propria creatività provando piacere e, beninteso, ognuno, il
meraki, può provarlo anche nel mentre sta stirando con la radio
sintonizzata su un canale di musica classica che dia sfondo ai
pensieri. E' avere contezza di stare realizzando in qualche modo il
proprio dàimon nella consapevolezza di essere vivi, in una vita
vissuta “al timone” secondo le proprie inclinazioni, confidando
nella riuscita e progredendo senza sforzo con soddisfazione. Essere
un meraklìs, uno intriso di meraki, significa procedere con quel
sentimento di levità e contentezza che orienta i muscoli facciali al
sorriso esprimendo benessere, cercando di fare le cose nel modo
migliore, e riuscendo perciò a trarne estro creativo e
soddisfazione. Il piccolo Elfo è in qualche misura un magister vitae
che insegna senza insegnare, mai supponente o punitivo. L'Elfo piace
e si piace. Conosce l'importanza della collaborazione, nel suo cuore
non albergano sentimenti di rivalità con “i fratelli” elfi, né
di scontento per il proprio ruolo che non sente subalterno, ma
piuttosto soltanto “altro” nella rappresentazione del Natale. Non
prova sentimenti di rivalsa nei confronti buon vecchio Babbo cui dona
infatti il proprio aiuto nella fabbricazione e distribuzione di quei
regali richiesti in forma di letterina e che ogni anno infatti anche
grazie a lui, verranno evasi puntualmente. Sa di essere necessario
alla magia del Natale in quanto aiutante di un vecchio che da solo
non riuscirebbe mai a caricare la slitta e tantomeno a recapitare i
doni a ciascun bambino meritevole del mondo. Questi magici,
simpatici, infaticabili piccoletti che nottetempo adorano giocare,
conoscono bene l'indulgenza di chi rimetterà in ordine il risultato
del loro divertirsi talvolta goffo e pasticcione, e ne confidano.
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Arriva e riparte da questa porticina magica |
Anzi, consapevoli della loro maldestrezza o imperizia, non dubitano
che le loro marachelle verranno accolte dagli altri abitanti della
casa con assoluta benevolenza e divertita indulgenza. Peraltro,
grazie ai loro regalini, per quanto piccoli e di scarso valore,
risarciscono e sanno farsi eventualmente perdonare. Oltre tutto, è
notorio che ciò che piace ai bambini non è tanto il regalo in sé,
quanto la scoperta di cosa sta dentro. Degli ovetti Kinder si
desidera la sorpresa mentre spesso l'involucro di cioccolato che la
contiene viene disdegnato.