mercoledì 15 settembre 2010

Cenni su "La sindrome di Asperger"

La sindrome di Asperger, usata per la prima volta nel 1981, è la versione subclinica dell'Autismo e con essa condivide, anche se in grado assai minore, il distacco dalla realtà sociale condivisa.
E' un disturbo dello sviluppo caratterizzato prevalentemente da scarsità e difficoltà nell'interazione sociale, pur essendo di solito correlato ad intelligenza buona o superiore alla media, con una memoria spiccatissima quando non eccezionale, soprattutto di tipo eidetico. Il comportamento, in linea di massima, viene percepito dagli altri come strano o sgarbato in quanto inopportuno nel contesto sociale.
Il deficit del soggetto Asperger consiste nella difficoltà (di vario grado) di leggere i sentimenti delle persone dallo sguardo, nell'empatia e nell'intimità con gli amici, nella difficoltà cioè a percepire cosa succede nella mente di un'altra persona. Lo sguardo, peraltro, è spesso, perlopiù, evitato.
Per questa ragione, gli Asperger possono avere atteggiamenti egocentrici ed esagerati come anche eccessivamente ingenui. Sono sempre ipersensibili (qualcuno li definisce ipersensoriali: ipertatto, iperudito, ipervista...).
Il loro linguaggio, soprattutto la loro comunicazione, è puramente funzionale: consiste nello scambio di informazioni significative evitando le chiacchiere (è per loro impensabile parlare dei propri sentimenti o informarsi circa la salute di qualcuno in maniera spontanea e partecipata). Possono avere un vocabolario molto esteso e ricercato e competenze settoriali strabilianti. Hanno difficoltà a cambiare argomento, preferendo continuare incessantemente in quello che loro stessi vanno dicendo, in maniera pedante.
Possono altresì interrompere un dialogo passando ad altro, del tutto fuori contesto, spesso incuranti di sovrapporsi al discorsio altrui.
Fa loro difetto, in altre parole, il buonsenso o senso comune, anche se non è raro che partoriscano talora idee eccezionalmente geniali.
Possono incontrare difficoltà nelle attività scolastiche curricolari perchè difetta loro il pensiero astratto come quello deduttivo. Potrebbe sembrare che l'attenzione sia sia scarsa,più verosimilmente,piuttosto,la focalizzazione è bizzarra; non esercitano la logica per dedurre da ciò che è attinente sì che l'attenzione si concentra su stimoli irrilevanti. Conseguentemente, possono risultare difficili la comprensione del testo, la risoluzione di problemi, l’abilità organizzativa, lo sviluppo di concetti, ecc. Inoltre, la scarsa flessibilità cognitiva, poichè il loro pensiero tende ad essere rigido,rende loro assai difficile adattarsi ai cambiamenti, rendersi ragione degli eventuali fallimenti e sopportarli senza pesanti ripercussioni sul piano del comportamento e della fragile immagine di sè. Difficilmente imparano dai loro errori.
Tipici sono anche: una certa goffaggine motoria ed interessi ossessivi per soggetti insoliti (bizzarria).
A causa della loro scarsa flessibilità, della coartazione di interessi troppo circoscritti, dell'inabilità nell'affrontare i cambiamenti, della scarsa capacità di comprensione di scherzi, metafore ed ironia,risultano estremamente vulnerabili e candidati a rimanere vittime dello stress come pure degli atteggiamenti di celia,derisione o rifiuto da parte degli altri.
Non è raro che, fin dalla tenera età, vengano utilizzati nei loro confronti, appellativi come "piccolo professore", "sapientino", ecc.

Tale sindrome è maggiormente correlata al sesso maschile (taluni studiosi la ritengono l'esasperazione della tipicità del cervello maschile).
Sembra possibile osservare, con una certa frequenza, alcune caratteristiche Asperger-simili, in altri membri della famiglia e segnatamente nel padre.

Costituiscono l'aspetto sindromico :

- MENOMAZIONI QUALITATIVE NELLA COMUNICAZIONE
intonazione tendenzialmente monocorde, metrica povera, pedanteria, scarsa comunicazione non verbale, circoscritto interesse in tematiche "eccentriche"o "bizzarre", stile egocentrico che tende a produrre monologhi inflessibili su nomi, liste di date, ecc., mancanza di coerenza-aderenza al tema e reciprocità nel discorso.

- MENOMAZIONI QUALITATIVE NELLE INTERAZIONI SOCIALI RECIPROCHE
evitamento del contatto tonico, isolamento sociale, approcci goffi, scarsa empatia, insensibilità verso i sentimenti, le intenzioni e le comunicazioni non-verbali e implicite degli altri (per es. non risparmiando segni di noia e fretta di congedarsi, oppure misconoscendo la prossemica e/o le altrui necessità di privacy), mancanza di spontaneità e tempismo nell'interazione (naiveté sociale e rigidità comportamentale), compromissione nell'uso di comportamenti non verbali come sguardo diretto, espressività mimica, posture e gesti che regolano l'interazione sociale.

- MODALITA' DI COMPORTAMENTO,ATTIVITA' E INTERESSI RISTRETTI E RIPETITIVI
limitati campi di interesse (sui quali tende a dare implacabilmente lezioni), difficoltà di concentrazione. Talvolta si osservano disturbi alimentari (con rifiuti e selettività anche bizzarre).

- GOFFAGGINE MOTORIA e MALDESTREZZA
ad es. deboli capacità manipolatorie con scarsa coordinazione o ritardo nell'acquisizione delle abilità motorie (ad es.andare in bicicletta).

- VULNERABILITA'EMOTIVA
disturbi dell'umore, eccessiva reattività, con tendenza a sviluppare, secondariamente all'emarginazione sociale, disturbi d'ansia o depressivi.


Si ipotizza che personaggi del calibro di Newton e Einstein fossero affetti dalla sindrome di Asperger. Così pure il matematico indiano Ramanujan e Temple Grandin (docente universitaria e scrittrice e fortunata inventrice di un sistema di macellazione grazie al quale, tra le altre, ha guadagnato e guadagna verosimilmente montagne di dollari).
Per quanto riguarda l'eziologia, importanti passi avanti sono stati fatti dalle neuroscienze e dalla cosiddetta "neuroscienza sociale" (convegno scientifico tenutosi in Svezia nel 2003) sulla base delle recenti scoperte di: "cellule fusiformi", "neuroni-specchio " e del ruolo della dopamina -sostanza chimica che induce piacere- che il cervello stesso può produrre se opportunamente stimolato dallo sguardo. E' intuitivo che, nella sindrome Asperger, qualcosa non va nella neurochimica del cervello.



CENNI DI BIBLIOGRAFIA E FILMOGRAFIA:

- Donna Williams "Il mio e il loro autismo"
- Simon Baron Cohen
- Uta Frith
- Temple Grandin
- Daniel Goleman "Intelligenza sociale" Rizzoli (2006)
- Mark Haddon "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" Einaudi
- Nicholas Spark "Ricòrdati di guardare la luna"
- Film commedia: "Crazy in love"del regista norvegese Petter Naess (2005)
- film :"My name is Khan" dell'indiano Karan Johar (2010)
- film commedia "Adam" di Max Mayer.
- (in produzione) film sulla vita di Temple Grandin

4 commenti:

  1. Più che un commento, un paio di domande, dottoressa:
    1 - come si manifesta e caratterizza, se esiste"in rosa", la versione femminile di questa sindrome di Asperger molto poco nota ad ora, visto che da anni l'opinione pubblica conosce l'autismo ma molto meno o per nulla, a quanto mi sembra, questa sindrome?

    2 - nel caso della sindrome di Asperger maschile la familiarità tra fratelli è ricorrente e, nel caso di un individuo adulto ultraquarantenne potenzialmente ascrivibile al quadro corrispondente alla sindrome è secondo Lei ancora possibile intraprendere un percorso psicoterapico e quale tipologia di approccio potrebbe essere più efficace? Grazie, alesSandra

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  2. Cara AlesSandra,
    anzitutto grazie per avermi fornito la possibilità di specificare qualcosa in più rispetto a questa sindrome la cui incidenza statistica risulta di 1 su 150 o 200, a seconda dei diversi studi. Sì,certo, è presente anche nelle femmine, addirittura in misura assai maggiore, tuttavia sembra meglio compensata nell'età adulta. Va detto inoltre che le richieste di intervento a favore dei maschi sono più numerose. Ricordo qui che una delle ragioni potrebbe essere relativa, come spiega Baron Cohen, all'esasperazione, nell'Asperger, del "cervello ipermaschile" come lui stesso lo definisce. Nella femmina, gli 800 geni in più(geni "di controllo"), attenuerebbero l'effetto della tendenza ipermaschile...
    Ricordo inoltre che è solo dal 1994 che tale sindrome appare catalogata nel DSM; fino a non molti anni fa le femmine adulte venivano diagnosticate perlopiù come depresse, i maschi invece come psicotici.
    Mi chiedi della terapia. Per brevità ricordo che tale sindrome NON è una malattia e che pertanto non può essere curata. Tuttavia va da sè che si possa fare molto per alleviarne i sintomi e soprattutto le conseguenze dei sintomi che, ricordiamolo, espongono sempre, per quanto in misura diversa, ad inevitabili fraintendimenti comunicativi e ad esperienze di rifiuto ed emarginazione, alla svalutazione di sè, ecc... Questi soggetti vanno aiutati ad acquisire tutta una serie di competenze che li induca a cambiare il loro comportamento al fine di evitare l'emarginazione e la relativa sofferenza che questa comporta. (E' vero che non sanno o non sono abili a palesare i loro sentimenti come a riconoscere quelli altrui, ma sono tutt'altro che anaffettivi!). Anche in questo caso l'intervento psicoterapeutico si rivela tantopiù efficace quantopiù si riesce ad intervenire precocemente. Quella che funziona meglio è la CBT (terapia cognitivo-comportamentale, segnatamente nei soggetti adulti).Più utile, pr i più giovani, è il parent training (informare i parenti o care givers sulle caratteristiche del disturbo, ecc.), il social skill training(insegnare le abilità sociali)e, per mia esperienza personale, qualora si addivenga ad una corretta diagnosi in età adolescenziale e non prima, può essere utile darne spiegazione al soggetto stesso. La consapevolezza della propria "neurodiversità" potrà detenderlo dal carico d'ansia e inadeguatezza, dandogli ragione non solo delle proprie difficoltà sociali e delle "competenze a singhiozzo", ma anche delle incomprensioni e difficoltà altrui nei suoi riguardi(meglio sapere che ti fanno difetto i neuroni specchio o le cellule fusiformi, piuttosto che pensarsi cattivi o incapaci..!).
    La farmacoterapia può essere utile in taluni casi come aiuto anche "dall'interno" (i farmaci serotoninergici -fluorexidina- migliorano la depressione, eventuali compulsioni o atteggiamenti aggressivi, i farmaci antipsicotici- risperidone- migliorano l'irritabilità e le stereotipie motorie, l'aloperidolo migliora il ritiro sociale e l'iperattività...).
    Da ultimo ti segnalo il lavoro di Valerie Gaus "Linee guida per pazienti adulti con uso di tecniche CBT" Guilford Press 2007, in grado di fornire anche preziosi stimoli per un auto-aiuto.

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  3. Gentile dottoressa
    mio fratello ha 44 anni ed è un Asperger da manuale, non diagnosticato. E' tutta la vita che cerchiamo di capire, e solo da poco, noi fratelli, siamo venuti a conoscenza di questa sindrome e l'abbiamo subito riconosciuta. Ora siamo alla ricerca di una diagnosi: Lei può indicarci dei centri dove farlo valutare? (Noi viviamo a Pescara). Grazie per l'attenzione. Francesca

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  4. Amare un autistico è un vero suicidio. Tutto quello che dai di te stessa viene preso e stritolato dalla sua freddezza e indifferenza. Ti senti sempre sola e l'unica ad amare. Lui ti abbraccia e ti sorride e ti bacia ma per lui non esisti e questo distrugge anche la persona più innamorata di questo mondo. Non funziona affatto ed è una tortura. Se si ama un autistico che non dimostra e non sente mai amore per te allora vuol dire che forse sei più malata di lui. Io mi sento così male e maledico il giorno in cui mi sono imbattuta in una persona così. Sono anni persi nella speranza che lui guarsca e inta to mi sono ammalata io e mi dispero da sola. È una cosa veramente terribile ed io non ce la faccio più.

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