domenica 14 novembre 2010

2 parte: Pasqua a Creta

La notte di Pasqua , si celebra la Resurrezione (anàstasi) secondo un'antica e complessa liturgia.
Quest'anno(1997) le popolazioni dei due paesini, il nostro e quello qui sopra di Kutufianà, si uniscono nella chiesetta di quest'ultimo sulla sommità della collina; l'anno venturo sarà il contrario.
La messa incomincia mezz'ora prima della mezzanotte. Lentamente la piccola chiesa si va stipando.
Entrano pie donne attempate, perlopiù vestite di nero, e si segnano svelte accennando a una genuflessione.
Entrano famigliole abbigliate a festa con pargoli anche neonati. Giovani mamme vestono in lungo,infilate in succinti modelli assai poco parigini color rosso-fiamma e oro.
Sotto al voltino color cielo pallido picchiettato di stelle oro-chiaro, tutti stringono tra le mani una candela. Più sono piccoli più il cero è grosso, lungo, variopinto e variamente agghindato.
La cosa buffa è che ogni bambino brandisce un cero a cui è legato con grossi nastri un giocattolino, qualcosa come la sorpresa disvelata del nostro uovo di cioccolato. Senza nessuna fantasia, ogni bambina vi sfoggia una Barbie;chi bionda, chi rossa, chi bruna. (Li hanno comperati in giornata nei negozi “del centro”, dal cartolaio, al market e anche dal pasticcere).
Il rito procede monotono come il perenne accompagnamento vocale, ma con scarso raccoglimento.
Tutti,o poco o tanto, chiacchierano.
I bambini giocano; qualche monello (albanese?) minaccia invisibili nemici imbracciando il cero a guisa di Kalashnikov e qualche piccolino protesta con alti strilli finchè il papàs (prete) esce fuori dalla porta laterale, lentamente seguìto da tutti che finiscono con l'ammassarsi nel cortiletto adiacente.
Qui comincia la bagarre. Si sparano petardi contro l'effige di Giuda stupefatto, immoto quanto inerme spaventapasseri, e tutti sono invitati a infierirvi contro con il massimo accanimento.
I bòtti spaventano a morte i più piccoli e divertono pazzamente gli altri.
Bruciate anche le ultime polveri, quando del traditore non resta che uno scheletro fumigante,lo sciame rientra e riprende posto sugli alti scanni laterali di legno scuro o sulle seggiole impagliate,le stesse dei cafenìon, sotto ai solenni lampadari, luccicanti nei loro tanti bracci dalle tante candele e gocce di simil-cristallo.
Per ultimo il prete ,trovando la porta ormai chiusa e picchiandovi sopra fragorosamente per accertare che il Diavolo non lo abbia anticipato nell'ingresso, verrà fatto finalmente entrare dal chierico. Insieme, riprenderanno le lodi,un po'stonate, al Signore, pensando forse ciascuno al cenone che li attende. Si mangerà fino alle due ed oltre.
Il giorno appresso è Pasqua e i grassi agnellini hanno smesso di belare. Girano pazientemente nei cortili di ogni abitazione, infilati in lunghi spiedi grazie al lavoro di una piccola scatola elettrica che ne accompagna il moto con il suo lieve brusìo, costante e infaticabile nelle sei o sette ora di di cottura.
Nel loro perpetuo sfrigolìo sopra al braciere rosseggiante nell'ampia buca di terra, sprigionano vortici di fumo denso e chiaro dall'aroma irresistibile.
Intanto, i nostri generosi ospiti apparecchiano la lunga tavolata arrangiata in giardino sull'impiantito di cemento che circonda la solida, grande, vecchia casa di campagna protetta: qui dalla chioma d'un annoso gelso che comincia ora a rinverdire, lì da una pergola di vite, e circondata tutt'intorno da un'esplosione di fiori e di verde smagliante.
Il coro delle voci, le chiacchiere sommesse e pacifiche dei nonni (ne conto sei o sette), le grida festose dei bambini che si rincorrono (sembrano un esercito), le esclamazioni esultanti e golose di chi bada agli spiedi o tagliuzza cicorie, le balbettanti rimostranze di una bimbetta legata al suo enfant-sit, lo schiocco dei bicchieri sollevati in pericolosi quanto anticipati brindisi, gli schiamazzi esuberanti di un'orda selvaggia impegnatissima tra una disordinata partita a pallone e un nascondino sleale (a volte vengono nascoste anche le bambole), tutto prelude ad uno sfrenato baccanale i cui echi lentamente si spegneranno soltanto verso sera quando le brezze odorose dei fiori di maggio si faranno più fresche e i convenuti lasceranno la collina col passo un po' incerto.


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